sabato 21 gennaio 2017


                                 Attenti a quei due

Ci sono delle operazioni economiche che iniziano in un esercizio (anno amministrativo) e
finiscono nell’esercizio successivo.
Esempi: l’interesse sul mutuo che matura dal 1/10/2013 all’1/03/2014; l’abbonamento annuale ad una rivista dal 1/7/20013 al 1/7/2014; il canone di locazione di un locale dal 1/12/2013 al 1/2/2014; il premio annuale di assicurazione che copre dai rischi dall’ 1/8/2012 all’ 1/8/2014; eccetera….
Tutte queste operazioni come si vede interessano, riguardano e sono competenti a 2 esercizi.
Se in queste operazioni il ricevimento della fattura è posticipato allora ne deriva un rateo.( es: pagamento il 5/6/14)
Se in queste operazioni il ricevimento della fattura è anticipato allora ne deriva un risconto.(es:pagamento il 14/9/13)
I ratei e i risconti si calcolano al 31/12 cioè alla fine dell’esercizio amministrativo.
I ratei hanno le seguenti caratteristiche:
Derivano da operazioni con pagamento posticipato
Misurano dei costi o dei ricavi già maturati ma non ancora registrati (scritture di integrazione)
Hanno lo stesso segno dell’operazione a cui si riferiscono(cioè se misurano dei costi sono ratei passivi, se misurano dei ricavi sono ratei attivi)
Nel calcolo si prende in considerazione il periodo fino al 31/12(cioè la parte di costo o di ricavo già maturata)
I ratei attivi sono dei crediti presunti (attività),
i ratei passivi sono dei debiti presunti (passività)[presunti nel senso di dovuti a una stima, una presunzione e non a una certificazione o documentazione]
I ratei sono valori finanziari
I risconti hanno le seguenti caratteristiche:
Derivano da operazioni con pagamento anticipato
Rettificano dei costi o dei ricavi già registrati (scritture di rettifica) 
 Hanno segno inverso all’operazione a cui si riferiscono(cioè se si rettificano dei costi sono risconti attivi,se rettificano dei ricavi sono risconti passivi)
Nel calcolo si prende in considerazione il periodo dal 31/12 in poi(cioè la parte di costo o di ricavo relativa al prossimo esercizio)
I risconti attivi sono attività, i risconti passivi sono passività
I risconti sono valori economici, sono delle rimanenze contabili cioè costi o ricavi relativi, competenti al prossimo esercizio (sospesi o anticipati)
Quello che fa la differenza e se il ricevimento della fattura è anticipato o posticipato.

venerdì 20 gennaio 2017

La liquidità di una azienda.


Con la crisi che ha colpito tutti, è diventato di vitale importanza saper capire se un’azienda è sana, oppure no, dobbiamo cercare di capire se un’azienda ha problemi di liquidità e se riesce a far fronte ai suoi debiti a breve termine. Innanzitutto cerchiamo di capire cosa si intende per liquidità:
S’intende la capacità aziendale di far fronte in ogni momento alla richiesta di rimborso delle passività in essere, mantenendo una condizione di economicità della gestione nel lungo periodo . Più estesamente tale capacità deve peraltro essere riferita alla totalità delle obbligazioni sottoscritte nei confronti di terzi, sia in termini di rimborso di passività sia in relazione ad impegni assunti di concessione di credito.
La nozione di liquidità può essere assimilata al concetto di solvibilità, nel senso che la banca deve essere costantemente solvibile verso i terzi che possono a qualsiasi titolo vantare nei suoi confronti diritti e prestazioni monetarie. Tuttavia il concetto di solvibilità assume un’ampiezza maggiore di quello di liquidità. 
Ci sono vari  metodi,ma il metodo più comunemente usato consiste nel confrontare le attività correnti con le passività correnti.
    L'analisi finanziaria viene condotta mediante il calcolo di:
    • indici di liquidità (o di solvibilità)
      • indice di liquidità corrente o patrimonio circolante nettoPCN = (attivo circolante - passività a breve)
        ILC = (attivo circolante : passività a breve)
      • indice di liquidità immediata o margine di tesoreriaMT = (attivo circolante - rimanenze - passività a breve)
        ILI = (attivo circolante - rimanenze) : passività a breve

Da notare come nel indice di liquidità immediata o margine di tesoreria viene scorporata la parte riguardante il magazzino: questo perché non sempre, e non per tutte le aziende, è facile liquidare il magazzino; attenzione quindi!
Praticamente gli indicatori sopra riportati confrontano la parte azzura con quella rossa del grafico seguente .
Da notare come nel indice di liquidità immediata o margine di tesoreria viene scorporata la parte riguardante il magazzino: questo perché non sempre, e non per tutte le aziende, è facile liquidare il magazzino; attenzione quindi!
Praticamente gli indicatori sopra riportati confrontano la parte azzura con quella rossa del grafico seguente .
Per far si che i valori siano considerati ottimali per i due indici sono:
  • PCN: deve stare nel range 1.5 – 2.5;
  • ILI: deve essere maggiore di 1 ma inferiore a 2.
Naturalmente  questi valori sono condizionati  dal settore in cui l’azienda opera: molti settori sono più facilmente “liquidi” di altri. Basti pensare alle aziende di servizi IT rispetto ad aziende che operano nel campo industriale.
Per concludere direi che se Patrimonio circolre netto e Indice liquidità imediata sono sopra i livelli soglia  allora non ci sono grossi problemi, se invece uno o più indicatori mostrano segni di fragilità, sarà necessario un approfondimento per riuscire a capire il perchè di questi problemi di liquidità e solvibilità.

mercoledì 18 gennaio 2017




                                    Analisi per flussi

Il flusso è la variazione (in aumento o in diminuzione) intervenuta in un fondo di valori in un dato periodo di tempo. I flussi possono essere distinti in flussi economici e flussi finanziari. I flussi economici corrispondono ai costi e ai ricavi di competenza dell’esercizio; i flussi finanziari corrispondono invece alle variazioni della liquidità, dei crediti e dei debiti a breve scadenza. Il flusso finanziario generato dalla gestione reddituale può essere calcolato con procedimento diretto oppure con procedimento indiretto. Con il procedimento diretto tale flusso è dato dalla differenza tra i ricavi monetari e i costi non monetari. Con il procedimento indiretto, invece, il calcolo è effettuato sommando al reddito dell’esercizio i costi non monetari e sottraendo i ricavi non monetari. La distinzione dei componenti del reddito in monetari e non monetari è effettuata in relazione alla natura del valore cui viene associato il costo o il ricavo. Se questo è misurato da variazione nelle disponibilità liquide, oppure nei crediti e nei debiti a breve scadenza, il costo/ricavo viene definito monetario. Se il costo/ricavo è associato a un’altra variazione economica si tratta invece di un componente del reddito non monetario. I flussi che fanno variare le disponibilità di risorse finanziarie possono essere distinti in fonti e impieghi. Le fonti provocano un aumento nelle disponibilità finanziarie, al contrario gli impieghi le riducono. Le fonti possono avere una provenienza interna (autofinanziamento), una provenienza esterna (ottenimento di capitali di debito sia a breve che a media e lunga scadenza), oppure possono provenire da disinvestimenti nell’attivo immobilizzato e nell’attivo corrente Le operazioni che provocano impieghi di risorse finanziarie sono collegate agli investimenti aziendali, sia nell’attivo immobilizzato sia nell’attivo corrente, al rimborso di debiti, alla distribuzione di utili e al rimborso di capitale ai soci. Un Rendiconto finanziario è un documento che evidenzia i flussi finanziari, distinti in fonti e impieghi, intervenuti negli elementi patrimoniali dell’impresa in un dato periodo di tempo. Vi sono due tipologie di rendiconti finanziari: il Rendiconto finanziario del patrimonio circolante netto e il Rendiconto finanziario della disponibilità monetaria netta.Il patrimonio circolante netto è ciò che resta dopo aver sottratto alle attività correnti i debiti a breve scadenza (le passività correnti).Il patrimonio circolante netto può subire modificazioni per effetto delle operazioni di gestione che hanno comportato costi e ricavi monetari (flusso di risorse finanziarie generato dalla gestione reddituale) e delle operazioni che hanno comportato variazioni: • nei debiti a media-lunga scadenza (accensione o rimborso di passività consolidate), • del capitale proprio a cui sono associate a entrate o uscite di denaro (per esempio pagamento di utili, aumenti o diminuzioni a pagamento del capitale sociale), • nell’attivo immobilizzato (nuovi investimenti, oppure disinvestimenti, in immobilizzazioni). Il patrimonio circolante netto resta invariato in seguito a operazioni che non incidono nell’importo dell’attivo corrente e del passivo corrente, ovvero che lasciano invariato il patrimonio circolante netto in quanto frutto di variazioni di segno opposto che si annullano. Sono tali, per esempio, la conversione di obbligazioni in azioni, l’aumento gratuito del capitale sociale, oppure l’aumento del capitale sociale con apporti di beni immobilizzati, la riscossione di crediti a breve scadenza o il pagamento di debiti a breve scadenza, i prelievi e i versamenti di denaro nel c/c bancario o nella cassa. Il rendiconto finanziario delle variazioni del patrimonio circolante netto consente di trarre informazioni circa la struttura delle fonti che hanno generato risorse finanziarie e circa il loro impiego.La fonte di risorse finanziarie che può essere considerata ottimale, perché non pregiudica l’equilibrio della struttura patrimoniale dell’impresa, è costituita dall’autofinanziamento, misurato attraverso il flusso di risorse finanziarie generato dalla gestione reddituale. L’aumento degli impieghi in immobilizzazioni tecniche (beni strumentali) evidenzia la tendenza dell’impresa a incrementare la propria capacità produttiva, segnale questo che indica la volontà di aumentare le dimensioni aziendali. Che cosa si intende con l’espressione disponibilità monetaria netta? La disponibilità monetaria netta è costituita dal denaro liquido al netto dei debiti a vista; essa può essere calcolata sottraendo ai valori presenti in cassa e nei c/c bancari e postali il saldo a debito dei c/c bancari passivi. Come sono classificati i flussi monetari esposti nel Rendiconto finanziario delle variazioni della disponibilità monetaria netta? Nel Rendiconto finanziario della disponibilità monetaria netta i flussi monetari sono distinti a seconda delle operazioni che li hanno originati. Si hanno pertanto flussi monetari da attività d’esercizio, flussi monetari da attività di investimento in immobilizzazioni, flussi monetari da attività di finanziamento e flussi monetari conseguenti a distribuzioni di utili ai soci.
                                                                                              

martedì 26 agosto 2014

BREAK EVEN POINT

BREAK EVEN ANALYSIS –(IMPRESE COMMERCIALI) La break even analysis (o analisi del punto di equilibrio) consiste nella determinazione matematica o grafica dell’ammontare delle vendite in cui i costi totali (CT) eguagliano i ricavi totali (RT). A tale quantità di merci vendute non vengono conseguiti dunque né profitti né perdite. Il punto di equilibrio si fonda sulla distinzione fra Costi fissi e Cos...ti variabili, dove i primi rimangono costanti al variare della quantità venduta, mentre i secondi sono proporzionali al numero dei prodotto immessi sul mercato. Esempi di costi fissi in un’azienda commerciale sono gli affitti, il costo incomprimibile del personale, le spese generali di amministrazione e vendita, gli ammortamenti delle attrezzature commerciali. Esempi di costi variabili sono le provvigioni per gli addetti alle vendite. Non sempre è possibile distinguere i costi fissi da quelli variabili e in tal caso è spesso più appropriato parlare di costi semifissi o semivariabili quando presentano, come nel caso di certe utenze di servizi, componenti fisse e/o legate ai consumi. Allo stesso modo il costo del personale non può essere sempre legato al volume di vendita realizzato, dal momento che i dipendenti sono legati da rapporti di lavoro che non dipendono dal volume di attività realizzato. Per determinare il break even point (BEP) è indispensabile conoscere: • i prezzi unitari di vendita (pv); • i costi unitari variabili (cv); • i costi fissi sostenuti (CF). BEP = CF /pv − cv La differenza fra prezzi di vendita unitari e costi variabili unitari prende il nome di margine di contribuzione unitario. Analizzando il grafico della redditività, il punto di equilibrio (BEP) è dato dalla intersezione fra la retta dei ricavi totali (RT) che parte dall’origine e quella dei costi totali (CT) che parte dall’ordinata dei costi fissi (CF). L’incrocio delle due rette costituisce il punto di equilibrio (BEP) e determina la quantità di merce venduta che garantisce il pareggio fra Ricavi e Costi. È facile intuire come alla destra del BEP ci sia l’area dell’utile mentre a sinistra l’area della perdita. Ovviamente possiamo avere diversi punti di equilibrio in relazione al cambiamento delle variabili che lo determinano. Un aumento dei costi fissi (CF), dei costi variabili unitari (cv) o una diminuzione dei prezzi unitari di vendita (pv) determina un aumento del BEP, per il quale si richiederà un più elevato livello di vendite (sfruttamento della capacità produttiva) per entrare in area di utile. Da tutto questo si evince come l’impiego della BEA sia fondamentale in sede di programmazione aziendale, poiché permette di determinare le condizioni alle quali l’azienda può iniziare a guadagnare e perché consente di valutare le conseguenze sul reddito d’esercizio provocate dalle variazioni nei volumi di vendita. Inoltre la BEA consente di determinare in anticipo le conseguenze sul reddito al cambiare degli elementi quali: i prezzi, i costi variabili, i costi fissi. Nel caso di un’azienda commerciale, il punto di pareggio può essere calcolato in fatturato, determinando l’ammontare dei ricavi complessivi (pv x Q) necessari per coprire tutti i costi sostenuti dall’azienda: CT = CF + cv x Q Dove: Q = quantità venduta, mentre il Margine di contribuzione unitario è pari a: pv – cv